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Professionalità e responsabilità professionale del ginecologo operante in una pubblica struttura



PROFESSIONALITÀ E RESPONSABILITÀ PROFESSIONALE      
DEL GINECOLOGO OPERAMTE  IN UNA PUBBLICA STRUTTURA


Prof. Dott. Alfonso ZARONE
Primario emerito dell’A.O.R.N. Cardarelli di Napoli
L. Docente universitario di medicina legale


Ineludibile premessa di quanto sto per esporre è l’esigenza di affermare che, anche e soprattutto in ambito ospedaliero ed in genere in ogni pubblica struttura, il rapporto medico-paziente deve fondarsi sulla fiducia del secondo verso il primo e nell’ impegno affettivo oltre che intellettivo del primo verso chi a lui si è rivolto.
Ciò nel rispetto di un’etica professionale che elevi l’obbligo sociale e contrattuale dell’assistenza, aggiungendo al dovere istituzionale di curare, il dovere dell’uomo di lenire la sofferenza di un altro essere umano!
Purtroppo il carattere sempre meno gratificante dell’esercizio professionale nell’ambito di molte strutture pubbliche ed  una sorta di conflittualità permanente tra il cittadino, spronato da certa stampa che fonda la vendita dei suoi giornali sulle accuse, spesso fantasiose ed infondate, di “malasanità”, ed il medico hanno creato il rischio gravissimo di trasformare l’operatore sanitario, il ginecologo ospedaliero per restare nel tema, in un professionista sfiduciato, avvilito, disincentivato, burocratizzato. In un “funzionario”, cioè, che potrebbe mutare  la prestazione medica, che è innanzi tutto un lucido atto di amore e quindi di partecipazione intellettiva ed affettiva alle sofferenze dell’infermo, in un impegno distaccato, che si adempirà per obbligo contrattuale ma che sarà privo di ogni professionalità. Professionalità che è, soprattutto, personalizzazione del lavoro, quindi espressione di una qualità in cui l’uomo, ritrovando se stesso, esprime il meglio delle sue possibilità tecniche e si qualifica per la qualità dell’impegno, la sua adeguatezza al vertice delle possibilità tecniche, l’impronta stessa della personalità dell’individuo che lo ha espresso, del medico ginecologo, per restare nel tema.
Va sottolineato che la professionalità dell’atto medico, in qualsiasi ambito specialistico impone:
a)la conoscenza del problema tecnico e delle possibili vie da seguire per risolverlo;
b)il possesso di una capacità creativa che consenta di affrontare anche imprevedibili ostacoli;
c)la presenza di ambienti e strumenti adeguati alle esigenze operative che il caso clinico propone;
d) – l’esistenza, per le prestazioni più complesse, di un’equipe, in grado di esprimere un complesso armonico di competenze individuali, che, pur confluendo nel gruppo non si confondano con esso.
Concorrono pertanto nella professionalità dell’atto medico vari fattori, alcuni dei quali attengono all’individuo e quindi alle sue doti naturali – creatività – o acquisite – preparazione     culturale -, altri sono invece riferibili ai mezzi tecnici dei quali egli può disporre e quindi a fattori che devono essere offerti all’Operatore sanitario dalla Struttura pubblica nella quale egli agisce.
Primo fattore della professionalità anzi ”conditcio sine qua non” per la sua concretizzazione è dunque il possesso del necessario patrimonio culturale e delle relative tecniche operative. Fattore che, se costituisce un obbligo per il sanitario ospedaliero, incombe anche sull’ente gestore che, di fatto, deve porre in condizione il medico di poter realizzare un programma di costante aggiornamento scientifico, garantendogli la possibilità di partecipazione a congressi, riunioni scientifiche, corsi di aggiornamento.
Altro fattore che condiziona la professionalità dell’atto medico è peraltro la creatività.
Il denominatore comune degli atti della personalità creativa è “nell’accentuazione del nuovo, qualunque sia l’oggetto rappresentato: una poesia, una decisione politica, un quadro, etc.. (Matussek)”; un atto chirurgico, una complessa indagine strumentale come l’esame ecografico in epoca prenatale v’è da aggiungere, per restare nel tema! Capacità creativa che consenta cioè di inventare ogni volta soluzioni nuove, specie per affrontare imprevedibili complicanze ed ipotesi diagnostiche.

Il terzo fattore che condiziona la professionalità dell'atto medico è rappresentato dalla concreta disponibilità di mezzi e di ambienti idonei, adeguati alla natura ed alla difficoltà dell'impegno tecnico.
È chiaro che la prestazione sanitaria, per essere qualificata, deve oggi poter fondare sull'apporto delle tecnologie più avanzate: siamo ormai lontani dal medico che affidava solo all'esasperato affinamento dei propri sensi l'individuazione dei segni della malattia e l’attuazione delle cure.
       Per quanto presupponga la capacità professionale dell'Operatore, l'atto medico è infatti il frutto dell'apporto di più competenze e della disponibilità di servizi ed ambienti adeguati.
Ed e proprio questo fattore, che sfugge alla possibilità di controllo e di gestione diretta del medico pubblico dipendente o che, poniamo, operi in una casa di cure, che più limita la sua professionalità potenziale, cioè quella che egli sarebbe in grado di esprimere sulla base del suo patrimonio culturale, della sua esperienza, delle sue attitudini, in sostanza delle capacità tecniche insite in lui e che restano invece troppo spesso soffocate ed inespresse.
Anche il più diligente dei ginecologi ospedalieri potrà apparire superficiale e distaccalo agli occhi di un rigido e disinformato censore tecnico, se dovrà distribuire le sue forze fisiche e psichiche per un numero di degenti doppio di quello che la struttura divisionale prevede, il dovere contrattuale definisce e la logica organizzativa suggerisce,
Un discorso a parte merita l'ultimo dei fattori che sono da considerarsi necessari ai fini della professionalità: la coesistenza, per gli atti medici complessi, di più competenze specialistiche in grado di assicurare un lavoro dì équipe.
     È oggi di moda strumentalizzare ed esasperare questo concetto, allo scopo di falsare il significato del lavoro di gruppo, facendolo apparire come la prova irrefutabile del tramonto del singolo di fronte all'affermarsi della collettività, come se certe pur rispettabili impostazioni sociologiche e politiche potessero essere trasferite sul terreno tecnico, che dovrebbe esserne invece concettualmente esente, se vuole restare pienamente libero da ogni suggestione derivante dal “sistema”.
L'esigenza dell'equipe si impone in tutte  le prestazioni mediche ad alto livello! Essa sta a dimostrare  l'im¬possibilita di comporre un gruppo con una massa amorfa e l'esigenza di strutturarlo invece con un mosaico di competenze, nel quale ogni operatore, per la specificità del suo ruolo, conserva più che mai la sua individualità, tanto che in mancanza di lui il mosaico si frantuma, l'ingranaggio si arresta.
Affermata l’'individualità” del medico nell'ambito dell'equipe medica polispecialistica, è però fuor di dubbio che, specie negli atti più complessi, la professionalità del singolo condiziona ed è nettamente condizionala da quella degli altri.
Il migliore dei ginecologi potrà non attuare un corretto intervento chirurgico se il ferrista è un inesperto sprovveduto, che non abbia predisposto l'indispensabile strumentario; se l'anestesista non realizza quel tal grado di narcosi e di attenuazione dei riflessi. Il migliore dei ginecologi potrà non esprimere compiutamente la sua professionalità, malgrado le sue capacita intrinseche — cultura, creatività, esperienza, etc. —, se ogni componente dell'equipe, se ogni individualità specializzata di essa non porterà il suo contributo tecnico adeguato.
Al fine di assicurare in ogni pubblica struttura la professionalità dell’atto medico, va poi sottolineata  l’esigenza dei necessari collegamenti tra le varie componenti della struttura stessa e tra queste e gli uffici amministrativi deputati alla sollecita evasione delle richieste urgenti di strumentari e materiali sanitari di immediata necessità etc.
Non raramente il danno alla persona dell'infermo non è dovuto ad errori tecnici del personale medico e para-sanitario impegnato direttamente nell'assistenza, ma ad insufficienze organizzative che vanificano ogni sforzo, in quanto compromettono la possibilità di un impegno corale e coordinato, senza il quale è inimmaginabile l'attuazione di prestazioni  ad alto livello.
Né va sottovalutato il surmenage lavorativo cui sono sottoposti tutti i lavoratori, medici e non medici, che certo non giova alla serenità, alle possibilità di impegno dei medico  e del restante personale ospedaliero, in sostanza alla possibilità di tradurre in termini di concretezza la professionalità potenziale di ognuno.
Surmenage che deriva dall’altro fattore di squilibrio tecnico, rappresentato dalla carenza quantitativa del personale e quindi dalle croniche deficienze degli organigrammi, che costringono a turni di lavoro massacranti, alla strutturazione di èquipe operatorie incomplete, insufficienti anche numericamente oltre che come composizione plurispecialistica.
L' orientamento prevalente della giurisprudenza, che vede la perseguibilità penale del medico anche in caso di colpa lieve, ove la prestazione non abbia imposto la “ soluzione di problemi tecnici di speciale difficoltà “, moltiplica certamente gli ostacoli in sede di valutazione medico-legale, in caso di affermata responsabilità professionale  del  Sanitario  ospedaliero.
Quanto sfumato è infatti il limite tra la non colpa e la colpa lieve! Come è facile che si giudichi di normale difficoltà tecnica ad esempio un intervento chirurgico di routine, che ha posto invece, nella realtà, l'Operatore di fronte ad imprevedibili ostacoli, connessi non con fatti tecnici ma con altre cause estranee al campo operatorio e di ordine organizzativo o strumentale.
Quanto si è detto a proposito della peculiarità estrema della professione medica nell'Ospedale ed in genere in ogni pubblica struttura si propone un fine ben preciso:
— quello di affermare l’esigenza di una valutazione obiettiva che, in tema dì responsabilità professionale, deve spingere il Magistrato ed il Medico legale Suo consulente ad approfondire anche gli aspetti relativi all'ambiente, alle attrezzature, al clima lavorativo entro il quale il Medico ospedaliero ha agito : il giudizio sulla professionalità dell'Operatore sanitario non può e non deve essere avulso dalla realtà entro la quale Egli è costretto ad agire!
Ciò per dare, come si suol dire, a Cesare quel che è di Cesare, e quindi alle Amministrazioni, alle Autorità politiche, quanto è addebitabile a disservizi, a carenze di attrezzature e di ambienti, ad insufficienza di organigrammi:
      Si impone  una svolta in tema di assistenza sanitaria:  che i Politici e gli Amministratori sappiano che la Giustizia colpirà  ogni eventuale negligenza, ogni forma di inefficienza a loro addebitabile!
    Si faccia in modo che gli strali non siano indirizzati sempre e solo contro il medico ma anche verso gli eventuali responsabili, amministrativi e politici, di ciò che viene  attribuito ad errore professionale,  ma che spesso è la conseguenza dell'insufficienza grave dei presidi tecnici di cui l’operatore sanitario  dispone, della quale gli enti pubblici coinvolti devono essere chiamati a rispondere, sia in sede penale sia in sede civile.





 
 
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